Il Museo civico belliniano, finanziato con i fondi del Patto per Catania, si rinnova all’insegna della multimedialità. Alla base del progetto il partenariato tra il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania e l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR catanese. Installazione TechLab Works. Prodotti Exertis AV.


Nel cuore di Catania sorge la casa natale di Vincenzo Bellini, celebre compositore vissuto nella prima metà dell’Ottocento. L’adiacente museo civico belliniano fin dagli anni Trenta accoglie i visitatori con cimeli e approfondimenti su questo importante cittadino del capoluogo siciliano. Negli ultimi due anni la struttura è stata oggetto di una rivisitazione volta a ricreare gli ambienti in cui Bellini ha vissuto e lavorato, con una netta virata in direzione della multimedialità e uno storytelling che risponde appieno alle tendenze odierne in fatto di fruizione di contenuti culturali.

Ne parliamo con Paolo Di Caro, Direttore della direzione cultura del Comune di Catania e Dirigente ad interim della rete museale catanese, e con l’Ingegner Alberto Cavallaro, co-titolare di TechLab Works, il system integrator che ha curato il progetto e l’installazione.



Sala Parigi- Londra: dietro tre specchi affiancati sono stati posizionati dei monitor in mapping.

La sfida: rendere interattiva la fruizione della casa natale di Vincenzo Bellini

«La sfida – spiega Paolo Di Caro – era quella di offrire una fruizione interattiva della casa natale di Bellini. Come direzione cultura del Comune di Catania, volevamo creare un percorso multimediale immersivo che, senza sacrificare il rigore storico, permettesse al visitatore di scoprire i luoghi in cui il compositore visse la propria carriera artistica: primi fra tutti i teatri, come il San Carlo di Napoli, la Scala di Milano, i teatri del Sud Italia e quelli di Parigi e Londra».

Il finanziamento di un milione di euro, ricevuto nell’ambito del Patto per Catania, ha reso possibile tradurre in realtà questo desiderio, partendo da un progetto realizzato con il supporto del CNR e dell’Università di Catania. «È stata messa in campo una sinergia tra il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università e l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR catanese. Per l’università la responsabile scientifica è stata la professoressa Maria Rosa De Luca, musicologa. L’ateneo ha studiato i contenuti, mentre il CNR ha contribuito agli aspetti tecnici del progetto. Con me ha collaborato la dottoressa Valentina Noto, coordinatrice della rete museale di Catania».


Sala Viaggio al Sud: nel buio l’occhio vede solo il telo usato per la retroproiezione.

La soluzione: prodotti audio e video forniti da Exertis

Ottenuto il finanziamento, si trattava di tradurre il progetto in realtà ed è qui che entra in scena TechLab Works, fondata nel 2008 da tre ingegneri laureatisi proprio a Catania e oggi direttori dei settori multimediali di cui l’azienda si occupa, ovvero quello sanitario (soprattutto le sale operatorie), quello della sicurezza e quello del digital signage e degli allestimenti museali.

Alberto Cavallaro è a capo proprio di quest’ultimo settore e ha seguito il progetto di rinnovamento del museo civico belliniano. Facciamoci allora guidare da lui in un tour della struttura. «Appena si entra c’è una sala accoglienza, con una pannellatura all’interno della quale sono stati installati due monitor digital signage LG 55” UH7F che, utilizzando i player integrati, trasmettono in loop un palinsesto composto a sinistra dai personaggi storici che hanno avuto un ruolo nella vita di Bellini e a destra dalle opere del compositore.

Un monitor è posizionato in modalità landscape e uno in modalità portrait, ed entrambi risultano incorniciati come quadri. Luminosità, contrasto e luce sono regolati in modo da risultare delicati e non invasivi, come se ci trovassimo di fronte a un dipinto. I monitor, come quasi tutta la tecnologia che abbiamo installato al museo Bellini, sono forniti da Exertis, che per noi è sempre garanzia di qualità ed efficienza»



Si entra poi nella Sala Napoli, che ripercorre il primo periodo della carriera del compositore. «Qui c’è un ciclorama – una proiezione circolare a 180 gradi – di oltre 4 metri di altezza e 6 metri di larghezza, inserito nella ricostruzione scenografica di due colonnati, i palchi di un teatro.

Sul ciclorama viene proiettato in mapping – con due proiettori Sony FHZ85 usati in edge blending – il periodo napoletano di Bellini.»

Il periodo successivo è quello milanese. «Dalla Sala Napoli si apre un corridoio e la prima stanza che si incontra è la Sala Milano, una ricostruzione scenografica di un vero e proprio teatro, dai palchi fino alle scenografie e alle quinte. C’è un senso di tridimensionalità, grazie a un colonnato che a mano a mano va a restringersi. Un proiettore Sony riproduce una sorta di ologramma su un tulle a metà sala. Quando è presente l’immagine proiettata, le luci di scena sono basse. In alternativa, possiamo spegnere il proiettore e accendere le luci.


Nel campo della fruizione
dei beni culturali, il virtuale
come strumento e non come fine
è importante ed è un alleato, non
un nemico – P. Di Caro


A destra e sinistra del tulle abbiamo due monitor LG 55VL7F con una cornice di soli 1,5 mm, scelti in modo che fossero il meno impattanti possibile sul tulle stesso. Anche qui – trattandosi di un ambiente piuttosto buio – abbiamo abbassato di molto la luminosità per essere coerenti con la luce della sala. Il tutto viene gestito, come negli altri casi, da un computer, che manda in sync il proiettore, i due monitor, l’audio e le luci.»

Si passa poi nella sala Viaggio al Sud. Ancora Cavallaro: «Qui viene realizzato un ologramma in camera oscura. L’allestimento scenografico prevede i palchi, le classiche poltrone da teatro, gli specchi, le colonne. Il buio fa sfuggire all’occhio tutto ciò che è installato e si vede solo il telo usato per la retroproiezione. Abbiamo un player BrightSign, un proiettore UST e un sistema audio».

Nell’ultima sala seguiamo Vincenzo Bellini all’estero. «Nella Sala Parigi-Londra, le pareti bianche sono state allestite come il foyer di un grande teatro. Dietro tre specchi affiancati sono stati posizionati dei monitor in mapping (ancora degli LG 55 pollici UH7F, comandati da un player BrightSign): quando il monitor è spento, l’utente vede uno specchio, quando il monitor si accende, si vede il mapping.

C’è poi una sala “interattiva”, con due podi e monitor touch che consentono di visualizzare gli spartiti e le lettere scritte da Bellini, con la traduzione.

Nell’ultima sala, allestita con un proiettore Sony e un telo da proiezione, si vedono le riprese da teatro delle opere di Bellini, interpretate da artisti del calibro di Maria Callas. L’audio è ottenuto tramite due speaker Yamaha NS-F51 a vista e un amplificatore dello stesso marchio, modello A-S501. Trattandosi di filmati storici, era importante garantire l’esperienza di ascolto migliore possibile.»


Sala Milano.

Un proiettore Sony riproduce una sorta di ologramma su un tulle a metà sala. A destra e sinistra del tulle, due monitor LG.

Proiettore Sony VPL-FHZ85

Tecnologia onnipervasiva, ma nascosta

Cavallaro sottolinea come una parte importante della sfida sia stata quella di celare le installazioni dietro le scenografie e come, per ottenere questo risultato, sia stato fondamentale lavorare di concerto con architetti e maestranze. Dal punto di vista hardware «tutto il museo – dice Cavallaro – è collegato a un sistema di gestione centralizzato basato su rete dati, quindi i contenuti, così come gli aggiornamenti dei software, vengono distribuiti da un punto di controllo. In tutte le sale, poi, è stato allestito un nuovo impianto luci, a volte statico, altre volte controllato in DMX, così da realizzare uno spettacolo in sincro con la proiezione e l’audio.»


“Dietro tre specchi
affiancati sono stati posizionati
dei monitor in mapping: quando
il monitor è spento, l’utente vede
uno specchio; quando il monitor
si accende, si vede il mapping –
A. Cavallaro


In ogni sala è presente inoltre un monitor touch da 7” tramite il quale l’utente può scegliere se ascoltare i contenuti in italiano o in inglese. «I contenuti videoproiettati – spiega Paolo Di Caro – sono stati prodotti dall’università. Trovo molto emozionante la sala dedicata ai teatri del sud, che testimonia un rapporto identitario con il territorio, e quella che riproduce i foyer dei teatri esteri.»

Di Caro non nasconde la sua soddisfazione anche dal punto di vista tecnico. «Siamo soddisfatti della tecnologia installata, per l’atmosfera che ha permesso di creare. Nel campo della fruizione dei beni culturali, il virtuale come strumento e non come fine è importante ed è un alleato, non un nemico.»


Speaker Yamaha NS-F51; ne sono stati installati due nell’ultima sala.

Dopo il rinnovamento, nuovi obiettivi ambiziosi

Di Caro ci spiega che la prossima sfida sarà far diventare il museo Bellini un appuntamento fisso per chi arriva in città. «Ci sono inoltre molti nuovi progetti avviati, come quelli che coinvolgono le scuole nell’alternanza scuola-lavoro e ci consentono di spiegare ai giovani non solo il contenuto del museo, ma anche cosa c’è dietro l’impresa cultura. Nelle nostre intenzioni è prevista anche una caffetteria all’interno del museo, e sarà presto pronta un’aula studio». Le sfide non sono finite.


Scorcio della sala Napoli.

Persone intervistate

Paolo di Caro,

Direttore della direzione cultura del Comune di Catania e dirigente ad interim della rete museale di Catania

Alberto Cavallaro,

Co-titolare di TechLab Works


Link utili

museovincenzobellini.it | techlabworks.com | exertisproav.it