Il museo di Venezia Mestre dedicato al ‘900, organizzato attorno a otto grandi sezioni tematiche, sfrutta la videoproiezione su superfici curve e l’interattività per immergere i visitatori nella storia d’Italia. Nel complesso sono stati installati 79 videoproiettori laser Panasonic PT-RZ770, con svariati modelli di ottiche.
▶ M9, il più grande spazio multimediale d’Europa, nasce per raccontare la storia italiana del ‘900 a 360 gradi – sul piano sociale, dei costumi, dell’innovazione, della politica, dell’urbanistica, ecc. – perché gli italiani, così come recita la presentazione del museo, «conoscano il secolo che più ha contribuito a creare la loro identità odierna, nella convinzione che la conoscenza è la base indispensabile per progettare il futuro individuale e collettivo».
Lo spazio multimediale nasce nel centro di Mestre dal recupero di un ex convento tardo cinquecentesco e dalla ristrutturazione di un edificio direzionale degli anni Settanta.
Nelle tante installazioni multimediali che vi si trovano, distribuite lungo il percorso museale, le videoproiezioni immersive realizzate con tecnologia Panasonic coinvolgono ed emozionano i visitatori: sono stati installati ben 79 videoproiettori Panasonic PT-RZ770, anche con ottiche ultra corte; le proiezioni avvengono quasi sempre su superfici curve perché le immagini possano ‘avvolgere’ le persone che osservano.
Ci raccontano di più: Marco Biscione, Direttore del Museo M9; Michelangela Di Giacomo, Curatrice del Museo M9; Roberto Tramarin, Senior Sales Director, MosaicGroup, l’integratore che ha realizzato il lavoro.
La sfida: un museo unico nel suo genere con un percorso personalizzabile
Sin da quando è stata concepita l’idea del museo, si è scelto di allontanarsi dai paradigmi del museo tradizionale sfruttando le potenzialità del digitale e dell’interattività: «Non volevamo parlare della storia del ‘900 dando un insieme di nomi e di date, ma costruire un percorso di intrattenimento dove l’esperienza arrivasse alle persone attraverso la forza dell’empatia e dell’emozione – spiega Michelangela Di Giacomo, che prosegue – Abbiamo campionato le tecnologie che potevano interessarci e le principali forme di narrazione, cercando soluzioni familiari ai visitatori – ci sono per esempio tante videoproiezioni con cui tutti hanno ormai confidenza – ma anche elementi un po’ più complicati dal punto di vista dell’interazione tecnologica, innovativi, per stimolare i visitatori e le scolaresche con qualcosa che sul mercato domestico non è ancora arrivato e ottenere il cosiddetto ‘effetto wow’».
Questa la premessa che ha spinto i curatori a optare per una sorta di ‘progettazione collettiva’, coinvolgendo cinque studi diversi, eccellenza nei rispettivi campi, già esperti nella realizzazione di musei, mostre multimediali, effetti speciali. A ciascuno è stata affidata un’area tematica diversa ed è stata data la libertà di esprimersi con il proprio linguaggio. Il lavoro di coordinamento sul piano dell’integrazione dei sistemi è stato quindi affidato a MosaicoGroup.
Sulla nascita dell’idea e lo sviluppo del progetto Marco Biscione commenta: «La digitalizzazione cambia il paradigma della visita museale: nel museo tradizionale c’è una collezione di opere d’arte che il visitatore osserva in modo ‘passivo’. Con le installazioni digitali e interattive si pone invece il visitatore al centro, che è ‘costretto’ a interagire con l’istituzione museale, a diventare proattivo. Se non lo fa non raggiunge l’obiettivo della visita: l’emozione esperienziale e la qualità delle immagini sono determinanti per la user-experience».
Per quanto riguarda in particolare la videoproiezione Michelangela Di Giacomo spiega: «Si voleva che il museo narrasse il secolo attraverso i beni culturali che ha prodotto. Questo significava affrontare la prima, e forse più complessa, esperienza di valorizzazione del patrimonio archivistico italiano, attingendo ai tanti materiali già digitalizzati. Abbiamo stretto accordi con oltre 150 archivi italiani con l’obiettivo di mostrare al grande pubblico un meraviglioso patrimonio audiovisivo, che spesso rimane completamente sconosciuto e che invece, riproposto in queste installazioni, poteva arrivare a un pubblico vastissimo».
“ La digitalizzazione cambia il paradigma della visita museale: l’emozione esperienziale e la qualità delle immagini sono determinanti per la user-experience – Marco Biscione
Per l’ambizione che caratterizza il progetto, la sfida di M9 è stata anche, come spiega Biscione, il suo essere museo «unico nel suo genere», il rappresentare una novità assoluta, nel progetto, nelle tecnologie, nel contenuto: «E’ una sfida senza precedenti; M9 non ha riferimenti in Italia, non ci sono benchmark, non abbiamo avuto altre realtà di riferimento a cui ispirarci».
Spazio all’interattività!
Il gaming ha un ruolo fondamentale nel museo: «Abbiamo inserito molte installazioni che puntano a coinvolgere il pubblico – spiega Michelangela Di Giacomo – molto spesso adolescenti. Alcune li invitano a svolgere delle mansioni; per esempio abbiamo ricreato virtualmente una catena di montaggio per capire come funziona la linea di un’acciaieria degli anni ’60 e quindi far percepire la ripetitività e la monotonia dell’operaio al lavoro. Il linguaggio però è divertente, è quello di un videogioco: c’è un sistema di remunerazione a punti, di sfida con sé stessi per riuscire a portare a termine il compito». È un buon esempio questo, secondo Di Giacomo, di quello che il museo vuol fare con l’interattività: coinvolgere il visitatore e stuzzicarne la curiosità.
La soluzione: installazioni immersive d’effetto con tecnologie flessibili e facili da manutenere
Come spiega Marco Biscione, la multimedialità è protagonista al punto che, nelle varie aree del museo, soltanto pochi oggetti simbolo, quelli che hanno cambiato la storia del ‘900, sono presenti fisicamente. Tutto il resto è proposto al pubblico attraverso i contenuti visuali e l’interazione multimediale.
Il museo è strutturato in 8 aree tematiche (per citarne alcune: Demografia e strutture sociali; Consumi e stili di vita; Scienza, tecnologia, innovazione; Economia, lavoro, produzione e benessere), ciascuna composta da tante installazioni ma di cui una ‘dominante’ in termini complessità tecnologica e realizzativa e di spazio occupato.
«Sono quelle che riscuotono in qualche modo il successo maggiore del pubblico – dice Marco Biscione – perché creano un senso di meraviglia».
La maggioranza di queste installazioni dominanti sfrutta la videoproiezione che quasi sempre si realizza su superfici curve, a rendere più immersivi gli effetti.
Roberto Tramarin spiega che il cliente ha posto grande cura nella scelta dei videoproiettori, individuando il brand Panasonic alla luce delle proposte sviluppate in fase esecutiva: «La scelta del Cliente è caduta sui Panasonic PT-RZ770, laser da 7mila Ansi Lumen; ne sono stati installati ben 79 con diverse ottiche. Il modello è stato scelto soprattutto per la fedeltà cromatica e l’efficacia della funzione edge blending, di cui si è fatto un grande uso nell’M9. E poi, la tecnologia DLP per noi è fondamentale in ambito museale, oltre all’operatività 24/7 che garantisce un’affidabilità ancora superiore. Con il software Geometry Manager Pro di Panasonic abbiamo ridotto drasticamente i tempi di configurazione e di installazione».
Nello specifico, ecco alcuni esempi significativi di come è stata sfruttata la videoproiezione nelle diverse aree tematiche:
1) Demografia e strutture sociali – «Un’installazione molto bella dal punto di vista della videoproiezione – dice Marco Biscione – è quella che fa da incipit alla visita nella sezione ‘Demografia e strutture sociali’. In un ambiente circolare ci si trova avvolti da una composizione di immagini d’epoca che offrono una fotografia della popolazione italiana. Compare anche la data di tre censimenti, per far capire a colpo d’occhio come è cambiata l’Italia da un paese agrario ad un paese terziarizzato». Per questa installazione è stato effettuato tutto un lungo lavoro di studio e di sincronizzazione di video e immagini d’epoca, sono stati utilizzati sei Panasonic PT-RZ770 con ottica DLE-085 posizionati uno di fianco all’altro all’interno di porzioni di centri concentrici, con un efficace utilizzo delle ottiche per evitare le ombre».
2) Stili di vita – «Piace molto ai visitatori anche l’installazione dedicata a come sono cambiati i nostri corpi – prosegue Marco Biscione – che racconta in generale come è cambiato il benessere, collegandosi ai temi alimentazione, igiene, raggiungimento di condizioni professionali migliori di quelle che caratterizzavano le condizioni della vita all’inizio del secolo. L’immagine del visitatore – che si pone davanti a uno specchio, come fosse in un camerino – viene catturata e proiettata all’interno di immagini d’epoca, che vengono poi animate. Ci si può quindi vedere proiettati dentro a quello che poteva essere un lavoratore bracciante di inizio secolo, o un’industriale degli anni ’70 e via dicendo per tutti i ventenni del secolo».
3) L’arena politica – Tra le installazioni AV più importanti, abbiamo quella effettuata nell’area tematica ‘Arena politica’, dove si raggiunge l’apice dell’innovazione grazie all’utilizzo di 10 videoproiettori Panasonic, con una grande superficie immersiva nella quale lo spettatore vive l’esperienza di trovarsi all’interno di alcune tra le piazze storiche del secolo scorso, durante i discorsi e i comizi delle principali figure politiche italiane. Nell’Arena una porzione di parete è stata ricavata per la creazione di un ologramma molto efficace con dimensione 1:1 che raffigura il soggetto politico nel corso del comizio, realizzato grazie all’ausilio dell’accoppiata proiettore-ottica di Panasonic. Questa installazione è anche quella, come fa notare Michelangela Di Giacomo, che raggiunge il massimo impatto emotivo: «È l’installazione che più entusiasma e commuove, lo abbiamo visto in questi mesi. Di fatto il visitatore è proprio al centro della storia, si trova a far parte delle grandi piazze politiche del Novecento. Vive l’esperienza di ascoltare alcuni dei grandi comizi e rassegne politiche d’Italia all’interno di una proiezione immersiva che lo coinvolge a 360°».
“ Il cliente ha scelto i PT-RZ770 per l’elevata fedeltà cromatica e la flessibilità della funzione edge blending. La tecnologia DLP è fondamentale in ambito museale – Roberto Tramarin
4) Stili di vita – Nella sezione Automobili del ‘900, ricordiamo anche un’installazione realizzata con 10 proiettori Panasonic utilizzati in edge blending, con un particolare accorgimento per la diffusione sonora. Affascinante sul piano dei contenuti un’altra installazione di videoproiezione immersiva, che riproduce quattro ambienti domestici: quattro cucine, di quattro epoche diverse del Novecento; «Le abbiamo ridisegnate una ad una in 3D – spiega Marco Biscione – utilizzando tecniche cinematografiche e aiutandoci con immagini di repertorio, in cui abbiamo inserito degli attori che spiegano come si viveva all’interno delle case degli italiani all’inizio del secolo, e via via nei periodo successivi».
Panasonic PT-RZ770, 1-chip DLP
La tecnologia DLP dei proiettori laser Panasonic PT-RZ770 offre prestazioni superiori che si mantengono inalterate nel tempo ancora più evidenti in configurazione edge-blending. Per questo motivo al Museo M9, ricco di proiezioni in edge-blending (oltretutto su schermi curvi) ne sono stati installati quasi 80 unità.
La cultura e la tecnologia contribuiscono alla riqualificazione di Mestre
Marco Biscione e Michelangela Di Giacomo esprimono molta soddisfazione per la qualità della videoproiezione e del successo delle singole installazioni, che riescono attraverso la tecnologia a toccare le corde emotive del pubblico: «In fase d’apertura sono state fatte delle simulazioni ospitando circa 3mila visitatori. Al termine della visita hanno risposto ad un questionario che abbiamo preparato per valutare il loro grado di soddisfazione. I risultati sono stati lusinghieri perché l’85% dei visitatori si è dichiarato pienamente soddisfatto della visita, l’avrebbe ripetuta e avrebbe invitato amici e conoscenti a visitare il museo», spiega Marco Biscione.
«La tecnologia visuale espressa dalle videoproiezioni accorcia le distanze e costruisce ponti diretti, è una tecnologia accessibile a fasce di età più basse, i cosiddetti nativi digitali, ma anche a persone ad un passo dalla terza età, che comunque riescono a fruire i contenuti del museo e che trovano in queste videoproiezioni immersive una fonte di emozione importante: per loro è un po’ come rivivere delle esperienze di cui sono stati protagonisti».
Il successo del progetto e la riuscita delle installazioni sul piano tecnologico si misurano anche nell’intensità del rapporto che si è creato con le scuole specializzate in multimedialità («Attiviamo spesso corsi di ‘Multimedia interaction design’ con lo IED, il Politecnico di Milano e anche con università internazionali», dice Marco Biscione) e nel fatto che M9 sia diventato «un oggetto di studio – dice lo stesso Biscione – per chi sta facendo carriere accademiche legate alla progettazione di installazioni, produzione di software e allestimenti architettonici. Stiamo avendo molte visite di gruppi interessati all’oggetto M9, oltre che ai contenuti».
Per Roberto Tramarin il progetto M9 è «una sfida vinta, anche dal punto di vista della crescita del bagaglio esperienziale del nostro Gruppo affiancato al team M9 e a tutti professionisti attivi nel progetto, con cui abbiamo lavorato per diversi mesi, con una particolare attenzione alla convergenza tra strumenti, strutture e contenuti».
Il museo aveva anche un altro obiettivo, anch’esso centrato: «Alla riuscita del progetto museo – dice Biscione – si somma un’altra vittoria: dare un contributo alla pianificazione urbana della città di Mestre, un supporto alla crescita culturale e sociale e quindi economica di una comunità, alla rivitalizzazione di una zona centrale della città che era completamente in abbandono».■
Il ruolo di MosaicoGroup
Ricordiamo che diversi studi specializzati hanno ideato le installazioni ma MosaicoGroup ha ottenuto l’incarico, vincendo la gara d’appalto, per il coordinamento e la stesura della progettazione esecutiva delle tecnologie multimediali audio video e ICT e, successivamente, per la fornitura dell’hardware, la realizzazione dell’installazione, l’avviamento delle sezioni create e le attività di post-vendita.
Link utili
m9museum.it
mosaicogroup.com
business.panasonic.it
Persone intervistate
Roberto Tramarin, Senior Sales Director, MosaicoGroup
Michelangela Di Giacomo, Curatrice del Museo M9
Roberto Tramarin, Senior Sales Director, MosaicoGroup