Il Museo Lavazza, all’interno di Nuvola, è stato concepito come un percorso in 5 tappe. Sfrutta le potenzialità della tecnologia, della videoproiezione laser Panasonic e dell’interattività per costruire con il visitatore un rapporto diretto, che culmina nell’immersività della sala Universo, dove la tecnologia DLP dimostra il vantaggio competitivo.
Nella nuova sede Nuvola di Lavazza, a Torino, nasce il museo Lavazza: un viaggio nella storia del caffé italiano.
La videoproiezione svolge un ruolo innovativo in tutte le 5 sale del museo, contribuendo a intrattenere i visitatori che possono anche interagire con molti dei contenuti proposti.
I videoproiettori Solid Shine Laser di Panasonic, tecnologia DLP, garantiscono grande qualità alle immagini e una manutenzione praticamente inesistente, oltre a non essere invasivi perché possono essere posizionati ruotati di un angolo a piacere. Tutto ciò garantisce al visitatore un effetto finale particolarmente suggestivo ed emozionale, soprattutto nella sala Universo dove le immagini sono proiettate in edge-blending da otto PT-RZ770 con ottica short throw su una tenda ellittica a fili per risultare visibili sia all’interno che all’esterno della sala.
Qui, la tecnologia DLP dimostra il superiore vantaggio competitivo in configurazione edge-blending, con prestazioni che si mantengono inalterate nel tempo.
Ci raccontano di più Marco Amato, Lavazza, Business Development Manager, Roberta Minici, Architetto e Project Manager (che ha coordinato i lavori e il dialogo tra i fornitori) e Gabriele Magagna, titolare di Acuson, il system integrator che ha seguito il progetto e le installazioni multimediali.
Si parla di: videoproiezione interattiva e immersiva su tende a fili, proiettori Panasonic PT-RZ770 e PT-RZ660, ottiche short throw ET-DLE085
La sfida: valorizzare il brand attraverso le tecnologie
Con la realizzazione dello spazio Nuvola e in particolare del museo, Lavazza ha voluto raccontare sé stessa, la sua storia, quella del suo caffè e della famiglia che l’ha fondata. «Raccontarci e raccontare la nostra tradizione, le nostre radici, il marchio, ma anche le esperienze di design e il lavoro fatto da chi ha curato nel tempo la Comunicazione», dice Marco Amato.
La base su cui lavorare, racconta lo stesso Amato, era già tutta nell’importante Archivio Lavazza, ricchissimo di materiale e documenti, ma c’è stata da subito la consapevolezza di dover presentare questi contenuti sfruttando le nuove tecnologie di videoproiezione: «Rendere oggi un museo attrattivo al pubblico significa anche confrontarsi in misura importante con le tecnologie di visualizzazione, scegliere con cura gli strumenti interattivi e far sì che, parallelamente all’esposizione dei materiali originali, i contenuti possano essere valorizzati attraverso il digitale».
“ Rendere oggi un museo attrattivo al pubblico significa anche confrontarsi in misura importante con le tecnologie di proiezione – Marco Amato
Accanto a questo, sottolinea Marco Amato, le ulteriori esigenze erano la creazione di un percorso che fosse personalizzabile dai visitatori (ovvero che li rendesse liberi di approfondire solo gli argomenti più di loro interesse), e che le soluzioni tecnologiche fossero intuitive, oltre che stabili nel tempo per la costanza delle prestazioni: «Non volevamo ci fossero barriere nella fruizione della tecnologia, tutto doveva essere estremamente intuitivo».
La soluzione: 5 spazi a tema ricchi di videoproiezioni
Il percorso nel museo è suddiviso in 5 spazi: Casa Lavazza, la Fabbrica, la Piazza, Atelier e Universo.
Una serie di installazioni multimediali interattive intrattengono i visitatori: si possono attivare appoggiando una tazzina, distribuita all’ingresso al visitatore, che integra il trasmettitore passivo a tecnologia RFID su dei “piattini digitali” studiati ad hoc, lungo il percorso museale.
«Quando in una sezione del museo il visitatore trova il piattino – dice Marco Amato – sa che per approfondire l’argomento deve solo appoggiare lì la sua tazzina. Per esempio, nell’area chiamata Album di Famiglia, oltre a vedere una serie di documenti originali cartacei, come la prima cedola con cui Luigi Lavazza ottiene il prestito con cambiale per avviare il suo percorso imprenditoriale, se il visitatore appoggia la tazzina sul piattino può visualizzare tutta una serie di documenti virtuali fotografici, materiali d’archivio, progetti video, ecc.».
Nei capitoli che seguono spiegheremo come, in ognuna delle 5 sale, la videoproiezione contribuisce a rendere l’esperienza di grande valore per il visitatore.
Casa Lavazza: Family Book con projection mapping
È lo spazio che il visitatore incontra appena entrato nel Museo. Un luogo dedicato alla vita di Luigi Lavazza e alle tre generazioni successive che hanno fatto crescere l’azienda; si ripercorrono tutti i momenti della Famiglia Lavazza paralleli alla storia dell’Azienda., dalla fondazione al 120° anniversario.
«Per l’installazione chiamata Family Book – dice Gabriele Magagna – abbiamo installato un proiettore laser Panasonic PT-RZ470 che proietta in verticale dall’alto su un tavolo tondo, nello specifico su un libro fatto di legno, in modalità mapping. Il libro in sostanza funge da schermo di proiezione. Il visitatore con il gesto della mano sfoglia il libro e numerosi sensori di presenza consentono un corrispondente scorrere dei contenuti proiettati, come se si stessero sfogliando delle pagine vere».
Gabriele Magagna sottolinea che lo sforzo è stato anche quello di trovare una soluzione estetica adeguata: «Il proiettore è nascosto, ancorato al soffitto; fra questo e il tavolo abbiamo inserito un celino (secondo soffitto in stoffa che nasconde il soffitto in muratura) più ampio del tavolo stesso, a cui abbiamo praticato un foro, non solo per non ostacolare il cono di luce del proiettore, ma anche per tarare l’ottica, che abbiamo dovuto gestire quando il celino era già stato montato [foro che poi è stato chiuso con un elemento invisibile e removibile-ndr]».
La Fabbrica: il racconto dalle piantagioni alla produzione
Si racconta il mondo e il ciclo di vita del caffè nei suoi colori, suoni e aromi, dalle piantagioni alla raccolta fino alla lavorazione negli stabilimenti Lavazza). Nella Fabbrica – che si sviluppa lungo un ampio corridoio – ci sono tre installazioni con videoproiezioni:
– Rotating Table. Un proiettore Panasonic PT-RZ470 proietta su un tavolo rotondo un video dedicato alla degustazione alla brasiliana; spiega Marco Amato: «Sul tavolo il visitatore può scoprire come viene assaggiato e classificato il caffè, un passaggio fondamentale per la creazione delle miscele».
«Il proiettore – dice Gabriele Magagna – è posizionato in orizzontale e tramite uno specchio a 45° e dirige la proiezione lungo la verticale. Il proiettore è di color nero e si mimetizza con il colore del soffitto».
– Proiezioni su parete. All’entrata e all’uscita ci sono due grandi proiezioni su parete realizzate con i PT-RZ660, da 6000 Ansi lumen.
«La prima è dedicata alle piantagioni e alla coltivazione del caffè – dice Marco Amato – dove un video a scorrimento lento mostra le piante all’interno del loro ambiente naturale; l’altra è un video che visualizza il magazzino automatizzato Lavazza di Settimo Torinese».
La Piazza, la storia delle macchine per il caffè espresso
È lo spazio dove rituali legati al consumo del caffè, visione, design e icone di Lavazza si incontrano e dialogano tra loro.
Viene raccontata la storia delle macchine per il caffé espresso, dalla prima inventata dal torinese Angelo Moriondo, fino a quella che è andata nello spazio con l’astronauta Samantha Cristoforetti, l’innovativa macchina a capsule installata all’interno del Nodo 1 della Stazione Spaziale Internazionale.
Nella Piazza c’è una proiezione interattiva che si attiva nel momento in cui il visitatore si siede. Il videoproiettore è un Panasonic PT-RZ660, 6000 Ansi lumen, che proietta su una parete inclinata; anche il proiettore è posizionato inclinato.
I contenuti di questa videoproiezione, spiega Marco Amato, «sono dedicati al Coffee Design: è dedicato alle ricette Lavazza che prevedono un uso alternativo e inusuale del caffè, con modalità di consumo alimentare diverse dal tradizionale espresso».
«È molto divertente – commenta Roberta Minici – il video mostra come si preparano le ricette con tutti gli ingredienti necessari e il visitatore è avvolto dai suoni emessi dalle campane sonore, che ne impediscono la diffusione in aree adiacenti».
Atelier, dai calendari ai mitici spot televisivi
In questa sala del Museo Lavazza si raccontano i vent’anni di calendari, immagini pubblicitarie e creatività ripercorrendo gli spot Lavazza, dal Carosello al format di oggi costruito sul tema del Paradiso.
«In Atelier abbiamo due videoproiezioni – spiega Gabriele Magagna – una dedicata agli spot televisivi del Carosello, che celebra i personaggi di Carmencita e Caballero, e l’altra alle pubblicità ambientate nel Paradiso Lavazza. I videoproiettori in entrambi i casi sono dei Panasonic PT-RZ660, 6000 Ansi lumen».
Come dice Marco Amato, «Il pubblico può sedersi sulle sedie da regista di Armando Testa e assistere a tutti i Caroselli che vengono proiettati a ciclo continuo. Può visionare gli spot di Carmencita Returns del 2004 o i testimonial delle pubblicità, da Manfredi, Vianello a Pavarotti, oppure, in un’altra videoproiezione, rivedere gli spot ‘Paradiso Lavazza’, trasmessi dal ’95, con protagonisti Tullio Solenghi, Paolo Bonolis, Enrico Brignano, Maurizio Crozza e altri. Il visitatore è circondato da elementi originali del set scenografico della pubblicità e appoggiando la tazzina interattiva in un apposito spazio può scattarsi una fotografia con delle fotocamere posizionate a soffitto».
Universo, la proiezione immersiva che conclude il percorso di visita
Uno spazio estremamente suggestivo per immergersi in diverse ambientazioni legate al mondo del caffè. «Nell’Universo – spiega Gabriele Magagna – c’è la multiproiezione immersiva più scenografica: una proiezione a 360° su una superficie ellittica costituita da una tenda a fili con un raggio di curvatura che varia continuamente.
Ulteriore particolarità di questa parete – aggiunge Gabriele Magagna – è che le immagini sono visibili su entrambi i lati, sia dall’interno che dall’esterno. Per realizzarla abbiamo installato otto PT-RZ770 da 7mila Ansi lumen con ottica wide 0,8÷1:1 ET-DLE085. In questa configurazione edge-blending la tecnologia DLP dimostra il reale vantaggio competitivo, oltre alla costanza di prestazioni nel tempo».
Anche questa installazione è interattiva. I proiettori sono gestiti da due server. L’interazione parte da un tavolo posto al centro della sala che su cui si trovano quattro icone associate ai quattro temi tra cui scegliere. «Qui – prosegue Gabriele Magagna – è stato determinante il posizionamento dei proiettori, studiato in funzione soprattutto della videoproiezione ma anche delle attività di manutenzione.
“ L’Universo è un’installazione veramente importante dal punto di vista della videoproiezione, ha un design da opera d’arte – Marco Amato
Poter avere a disposizione i proiettori laser di Panasonic ci ha semplificato molto il lavoro perché abbiamo potuto orientarli senza vincoli di posizionamento. I proiettori sono posizionati fino ad 8 metri dal suolo, abbiamo dovuto prevedere una passerella a oltre 6 metri d’altezza per le attività di montaggio e di calibrazione.
Il vantaggio di aver usato proiettori a tecnologia laser, inoltre, è l’aver azzerato le operazioni di manutenzione. Dopo mesi di funzionamento il colore e la luminosità sono perfettamente stabili. L’effetto finale è di grande qualità anche grazie al rapporto di contrasto che rende le immagini davvero realistiche».
LAVAZZA: VERSO IL FUTURO SENZA DIMENTICARE RADICI E IDENTITÀ
«Lavazza nasce a Torino nel 1895 – racconta Marco Amato. Nonostante sia diventata negli anni un’azienda globale, la proprietà è rimasta alla famiglia che l’ha fondata. Oggi a gestirla è la quarta generazione della famiglia stessa: nel mondo poche aziende possono permettersi di lavorare in un contesto globale e avere ancora ben chiaro dove sono le loro radici e qual è la loro identità». Il museo si inserisce nel complesso di nuova realizzazione Nuvola, progettato dallo studio Cino Zucchi Architetti, Headquarter dell’azienda dal 2018: 30mila metri quadrati che vogliono rappresentare anche uno spazio aperto a partner, clienti, coffee lovers, per la condivisione di progetti, cibo e cultura; lo fa ospitando al suo interno un ristorante, un bistrot e il museo curati con grande attenzione.
«La Nuvola – dice Amato – è espressione della visione illuminata della famiglia Lavazza, un edificio avveniristico, leader nell’ambito della sostenibilità ambientale, e che specialmente attraverso il museo sa raccontare davvero la storia di Lavazza e quella identità che è riuscita a mantenere intatta nel tempo».
Proiezione immersiva: fluida e scenografica
«L’Universo – dice Marco Amato – è un’installazione veramente importante dal punto di vista della videoproiezione, ha un design da opera d’arte. La videoproiezione interattiva possiede una scenografia immersiva molto articolata. L’interfaccia utente con la quale il visitatore interagisce è fluida e naturale. Quando dal tavolo attivo il contenuto, quasi senza accorgersene perché non c’è uno stacco netto, parte la proiezione: il movimento degli elementi video proiettati che si genera è molto fluido. Non solo ho l’impressione di essere avvolto dal video a 360° ma anche di potermi muovere in maniera fluida all’interno del contenuto selezionato. Tutta la tecnologia non è visibile al visitatore. Queste tecnologie, necessarie per far vivere emozioni, funzionano davvero quando non risultano invasive, quando rimangono nascoste».
Marco Amato si sofferma quindi sui contenuti delle videoproiezioni: «La videoproiezione di partenza rappresenta una sorta di mondo notturno con nuvole. Interagendo col tavolo posto al centro della sala, posso scegliere fra i temi proposti attivando la videoproiezione: le nuvole iniziano a muoversi, prima solo sul tavolo, poi espandendosi lungo tutta la tenda fino a diventare una proiezione a 360° con un contenuto audiovisivo immersivo. I temi si alternano dando al visitatore la sensazione di essere all’interno di una tazzina di caffè, poi nel mondo della Comunicazione Lavazza, poi nella piantagione, infine nell’universo della cultura italiana dell’espresso».
Soluzioni software: gestione centralizzata dei contenuti da remoto
I proiettori sono collegati in Digital Link, la versione HDBaseT proprietaria di Panasonic, che consente di distribuire i segnali audio video e di controllo. Il ricevitore Digital Link è integrato nei proiettori Panasonic.
«Tutti i contenuti visualizzati nel museo – dice Gabriele Magagna – vengono gestiti da remoto con un software che abbiamo sviluppato all’interno di Acuson; questo software che segnala anche eventuali malfunzionamenti, ragiona alla stessa stregua di un software dedicato ad una soluzione di Digital Signage».
Una caratteristica importante per utilizzare la sala Universo in modo alternativo, perché, come ricorda Roberta Minici: «si può prestare anche ad ospitare eventi di terze parti, con proiezione e contenuti ad hoc, diverse da quelle previste dal museo».
TECNOLOGIE E CONTENUTI DI QUALITÀ, PARTNER EFFICACI: I PILASTRI DEL SUCCESSO DEL MUSEO
Come racconta Roberta Minici, Architetto e Project Manager, la riuscita del progetto è legata a più fattori:
– la presenza di numerose tecnologie inserite con consapevolezza nel progetto. «Ci sono circa 50 installazioni multimediali all’interno del Museo Lavazza, la metà delle quali è interattiva», spiega Roberta Minici, che ricorda la presenza nel percorso di numerose installazioni di videoproiezione e naturalmente sistemi audio, anche sotto forma di campane acustiche per circoscrivere la diffusione del suono. «Tutta la visita viene svolta dal visitatore accompagnato da una tazzina – ricorda Minici – che è un po’ un avatar che attiva e raccoglie i suoi contenuti preferiti».
– partner di valore. I contenuti AV sono stati prodotti da New York Ralph Appelbaum Associates (RAA) e NEO di Milano. «RAA è un’agenzia specializzata in museografia, ha realizzato numerosi musei fra cui Museo Volkswagen, Museo americano del memoriale dell’Olocausto, Mandela Day a New York; è RAA che ha ideato il progetto e realizzato il lavoro di concept e valorizzazione del racconto attraverso l’esperienza», racconta Minici, che quindi aggiunge: «Tutti i fornitori hanno lavorato con grande entusiasmo coordinandosi tra loro e superando le difficoltà derivate dagli inevitabili cambiamenti intervenuti in corso d’opera»
Persone intervistate
Marco Amato, Direttore Museo Lavazza
Roberta Minici, Architetto e Project Manager
Gabriele Magagna, Acuson
Link utili
museo.lavazza.com
acuson.it
business.panasonic.it