L’applicazione di standard definiti e riconosciuti permette di utilizzare prodotti di aziende diverse, fornendo garanzie al cliente per la qualità, la manutenzione e l’espandibilità degli impianti installati.
La differenza principale tra un sistema tradizionale e un sistema
domotico è nell’integrazione. Nei sistemi tradizionali le varie
funzioni sono garantite da impianti diversi e indipendenti che non
colloquiano e non interagiscono tra loro. Questo porta a costose
ridondanze, a costi nascosti e ad una minore efficacia nel soddisfare
richieste
specifiche del cliente.
I sistemi domotici, al
contrario, nascono come un unico impianto. I vari dispositivi che li
compongono sono raggruppati in sottosistemi, ciascuno in grado di
interagire e colloquiare con tutti gli altri.
La sempre
maggiore richiesta di tecnologia nelle installazioni domestiche e
professionali fa si che la figura dell’installatore non sia più legata
soltanto agli impianti di ricezione terrestri e satellitari, ma che
diventi la figura principale e di riferimento in grado di realizzare
quelle
applicazioni che possono fare vivere e apprezzare a pieno ai
committenti il comfort e le potenzialità dei sistemi domotici.
Questo
percorso evolutivo, iniziato già qualche anno fa in Europa, ha reso
necessaria la creazione di protocolli di comunicazione standard,
riconosciuti universalmente, e l’utilizzo di dispositivi certificati
secondo livelli qualitativi elevati.
Sul mercato continuano a
coesistere sistemi domotici proprietari e sistemi aperti. Questi ultimi
si basano su protocolli di comunicazione standard che, oltre a
garantire l’indipendenza dai produttori dei dispositivi degli impianti
realizzati e la possibilità di manutenere gli impianti nel tempo,
garantiscono la flessibilità, l’interscambiabilità dei dispositivi, la
scalabilità e la possibilità di implementare upgrade anche dopo lo
start up dei sistemi domotici.
La mentalità “aperta” con la quale i
sistemi domotici aperti e i loro standard di riferimento sono stati
concepiti permette al committente di non essere vincolato a produttori e
realizzatori, ed è proprio questo aspetto di libertà a fare si che il
committente continui ad affidarsi, anche dopo lo start up del sistema,
allo stesso installatore che ha realizzato l’impianto sia per gli
aspetti manutentivi dell’impianto che per le scelte di upgrade futuri.
Standard e Protocolli Domotici
Esistono sul mercato molti standard per i sistemi domotici: Konnex, Lonworks e X-10 sono degli esempi diffusi e accreditati.
X-10
è uno standard nato nel 1978, particolarmente diffuso negli Stati
Uniti e che si basa sulla trasmissione a onde convogliate. Lonworks,
basato sul protocollo creato da Echelon e studiato per installazioni di
tipo industriale, è diffuso anche in Italia in ambito energetico in
quanto tutti i contatori installati dal principale gestore di energia
ne fanno uso.
Lo standard Konnex è nato negli anni novanta
dalla convergenza tra EIB (bus utilizzato in ambito industriale e
creato da Siemens), Batibus (Batiment Bus – basato sul doppino
telefonico e sviluppato da Schneider) e EHS (European Home Systems –
nato da un progetto europeo e basato sul concetto “plug & play”).
Questo standard ha riunito le principali caratteristiche dei tre
protocolli, con particolare attenzione all’aspetto “plug & play”.
Questa peculiarità permette di inserire un dispositivo nel sistema
domotico senza la necessità di configurazione, in quanto il dispositivo
è autoconfigurante ed intercambiabile in caso di guasto.
La
stesura di un bus/rete domotica comporta la trasmissione del segnale di
controllo tramite “telegrammi”, ossia stringhe di informazioni. Il
telegramma è una struttura di dati costituita da diversi campi che
devono contenere una determinata sequenza di informazioni relative al
sistema domotico, agli indirizzi dei dispositivi che emettono e che
ricevono i dati e alle istruzioni da trasmettere. In questo sistema di
comunicazione ogni dispositivo è caratterizzato da uno o più indirizzi,
di cui almeno uno è diverso da tutti gli altri per poter identificare
il dispositivo in modo univoco tra tutti. Il dispositivo è identificato
sia da un indirizzo fisico (collocazione) che da un indirizzo di
gruppo (funzione che il dispositivo deve assolvere all’interno del
sistema).
Nella maggior parte dei casi, la trasmissione dei dati
avviene su un cavo bus dedicato, ma la trasmissione delle informazioni
può anche avvenire secondo altre modalità, ad esempio tramite un cavo
di alimentazione (sistema a onde convogliate) oppure utilizzando la
tecnologia a radio frequenza.
Le caratteristiche principali di un sistema Konnex
In
un sistema realizzato secondo lo standard Konnex, i dispositivi sono
collegati da un cavo bus che porta il segnale per la trasmissione dei
dati. L’utilizzo del bus permette un notevole risparmio nei cablaggi
rispetto alla stesura dei cavi necessari per un impianto tradizionale.
La distanza massima tra due dispositivi del bus è 700 metri, la
lunghezza massima di una linea è 1000 metri, mentre la distanza massima
ammessa tra un dispostivo e l’alimentatore è 350 metri.
La più piccola configurazione del sistema Konnex è rappresentata da
una linea alla quale possono essere collegati fino a 64 dispositivi
senza fare uso di ripetitori di segnale. Facendo invece uso dei
ripetitori è possibile collegare fino a 256 dispositivi. Si possono
collegare fino a 15 linee bus tra loro mediante gli accoppiatori di
linea LC e una linea dorsale (nota come ‘main line’) che serve a
raggruppare un’intera area dell’impianto. Ogni linea è alimentata
separatamente mediante un alimentatore Konnex (se nella linea vi sono
ripetitori si dovrà utilizzare un alimentatore per alimentare ogni
tratta che parte da un ripetitore). È possibile collegare fino a 15
aree in rete con una linea dorsale (nota come ‘backbone’ e indicata con
BC). Lo standard Konnex prevede, oltre alla configurazione in
automatico, diverse tipologie di programmazione dei dispositivi:
– Easy Mode (configurazione con procedure specifiche e bottoni fisici)
– Standard Mode (configurazioni e applicazioni scaricate da PC).
La configurazione delle funzioni dell’intero impianto è realizzata
per mezzo di un software unico che si chiama ETS, distribuito da Konnex
Bruxelles. I dispositivi di un costruttore. Konnex possono essere
facilmente sostituiti con quelli di un altro costruttore Konnex,
svincolando in questo modo l’installatore da uno specifico produttore.
Le caratteristiche principali di un sistema LonWorks
In
un sistema di tipo LonWorks i dispositivi (detti “nodi”) compiono delle
operazioni facendo uso di algoritmi di calcolo e comunicano in rete
attraverso il protocollo di comunicazione LonTalk. Questo protocollo fa
riferimento ai sette livelli del modello ISO/OSI creato per le
architetture di rete. La corretta interazione tra i dispositivi e le
loro caratteristiche qualitative sono garantite dall’associazione
LonMark che rilascia il marchio sui dispositivi a seguito di procedure e
test di certificazione. La comunicazione avviene tramite la filosofia
“peer to peer” (P2P) in modo tale da non rendere necessaria la presenza
di un dispositivo master per la gestione della comunicazione sulla rete.
I “nodi” basano la loro struttura su un circuito integrato (noto
come Neuron Chip) che integra tre processori: due dedicati alla gestione
del protocollo di comunicazione e uno dedicato alla programmazione
della specifica funzione che il nodo deve svolgere all’interno del
sistema domotico. Ogni nodo è costituito da un Neuron Chip, da un
circuito elettronico per l’applicazione specifica e da un transceiver
XCVR che permette la trasmissione del protocollo di comunicazione sul
mezzo trasmissivo (doppino twistato o linea di alimentazione). Il
dominio di una rete LonWorks è un raggruppamento logico di dispositivi
suddiviso in un determinato numero di sottoreti. Il numero massimo di
sottoreti per uno stesso dominio è 255. Ogni sottorete può contenere
fino a un massimo di 127 dispositivi. Il sistema consente ai vari domini
di comunicare tra loro. È possibile raggruppare fino a un massimo di
248 domini. Un gruppo è un insieme logico di dispositivi del dominio
appartenenti a sottoreti differenti. Un dispositivo può appartenere al
massimo a 256 gruppi e ogni gruppo può contenere al massimo 64
dispositivi. Questo tipo di aggregazione è finalizzata al miglioramento
ed all’ottimizzazione della comunicazione tra un dispositivo e gli
altri. Per la configurazione del
sistema sono disponibili i software NodeBuilder Tool, LonBuilder Developer’s Workbench e il LonMaker.
Alcune considerazioni sui costi e sul ritorno economico
Se da una parte il costo dei dispositivi domotici è superiore rispetto a quelli installati in un sistema tradizionale, dall’altra si riduce sensibilmente la quantità dei cablaggi necessari per fare dialogare tra di loro i vari dispositivi e sottosistemi dell’impianto. La caratteristica dei sistemi domotici di poter effettuare il monitoraggio a distanza in caso di anomalie o per la normale manutenzione dell’impianto consente di ridurre, nel periodo di garanzia, i costi relativi agli interventi in loco. La flessibilità dei sistemi domotici nell’impostare i parametri e le configurazioni, rende possibile la programmazione del sistema per la massima resa con notevoli benefici in termini di risparmio energetico. Ultimo ma non ultimo, l’aspetto legato all’innovazione tecnologica che comporta risvolti positivi per quanto riguarda il valore dell’investimento nel tempo.
Prospettive future
Le
applicazioni custom per questo tipo di impianti domotici sono
molteplici e spaziano da soluzioni per il miglioramento dell’efficienza
energetica e la contabilizzazione dei consumi, a soluzioni per il
controllo di sistemi audio video per l’intrattenimento, per il controllo
dell’illuminazione led e del condizionamento, fino al controllo
delle periferiche e delle interfacce utente come l’iPhone e l’iPad.
L’autore dell’articolo:
Laura Lazzerini, Ingegnere Elettronico, Certificate of Proficiency –
Cambridge University, Audio Video & Home Automation Designer,
membro del CEDIA e vincitrice del premio “Best Technician of the
Year” per l’anno 2011 nella regione Europa, ha collaborato alla
realizzazione di progetti prestigiosi, tra i quali il MegaYacht “SERENE”
-134 metri di Fincantieri.
laura.lazzerini@studiolgl.it