Case Study, Epson

Suggestioni della videoproiezione per il museo della Cooperativa Ceramica d’Imola

Un’antica vetreria è la sede della Cooperativa Ceramica d’Imola, al cui interno è stato allestito un museo che ne racconta la storia, anche grazie alle suggestioni che la videoproiezione riesce a creare. Tecnologia Epson, system integrator Audio Quality.


La Cooperativa Ceramica d’Imola nasce nel 1874 con la cessione dell’attività da parte di Giuseppe Bucci agli operai della sua fabbrica, in cui si producevano maioliche e stoviglie. Nel 1913, a queste si aggiungono le piastrelle, destinate a diventare il prodotto di punta dell’azienda.

Dal 1922, la Cooperativa occupa una ex vetreria convertita in stabilimento, che negli ultimi anni è stata oggetto di un intervento di risanamento conservativo che ne ha fatto un ottimo esempio di archeologia industriale. Al suo interno, ha trovato spazio un museo, caratterizzato da diversi punti di videoproiezione che lo rendono particolarmente affascinante.

Grazie alle ceramiche esposte e al forte impatto dato dalle immagini proiettate sulle pareti delle sale, i clienti vengono trasportati nel mondo di questa realtà che opera in un mercato di nicchia, preservando una maestria rara.

Ne parliamo con Mario Tombaccini, titolare dello Studioarchdesign che ha progettato il museo, e con Marcello Cané, fondatore e titolare di Audio Quality, l’azienda che ha curato l’installazione


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La proiezione di una fotografia d’epoca su una delle pareti intonacate al primo piano del Museo.

La sfida: realizzare un museo della ceramica imolese al passo coi tempi

In vista del 150° anniversario, la Cooperativa ha deciso di rivoluzionare gli spazi della propria sede realizzando un museo della ceramica. Mario Tombaccini, architetto di grande esperienza sia in Italia che all’estero, nel 2023 è entrato in contatto con la Cooperativa, iniziando a stilare un progetto per il risanamento conservativo dello stabile. È bene dire che, nel tempo, la struttura ha subito – oltre a tragici bombardamenti durante la seconda guerra mondiale – diverse ristrutturazioni, anche molto invasive, come racconta Tombaccini: «Quella a mio parere più dannosa risale agli anni Ottanta. In quell’occasione, sono state usate ceramiche lucide, assolutamente non adatte a un luogo con un simile valore storico». Il primo intervento da parte di Studioarchdesign ha avuto dunque come obiettivo quello di ‘ripulire’ l’edificio, facendo riemergere i mattoni, la pavimentazione e tutto ciò che ne comunica la storicità. La progettazione è stata relativamente semplice: Studioarchdesign si appoggia alla tecnologia BIM – acronimo di Building information Modelling –, che sfrutta i droni per mappare gli edifici in 3D, e a un software che rende molto rapida qualsiasi modifica del progetto.

Una seconda fase dei lavori è consistita nell’abbattimento di alcuni edifici circostanti che, con l’espansione industriale avvenuta nel tempo, avevano finito per soffocare lo stabile principale, nascondendone la facciata. A questo si è aggiunta la creazione di un piccolo polmone verde, aspetto che Tombaccini reputa molto importante: «Ogni progetto ha bisogno di trovare un equilibrio con la natura. Un ambiente circondato dal verde ha più ampio respiro, e nient’altro riesce a dare la stessa sensazione».


La videoproiezione poteva essere la chiave di volta per questo progetto, facendo ‘parlare’ i muri e attirando il pubblico in un movimento, una danza, che dura per tutto il percorso espositivo.

M. Tombaccini


Data la soddisfazione per la prima parte dei lavori, la committenza ha chiesto allo studio di provare a ideare anche un progetto per il nuovo museo – al primo piano ne esisteva già uno, realizzato nel 1979 – in cui raccontare la storia della Cooperativa Ceramica d’Imola. «Questa proposta per noi ha rappresentato una grande sfida – spiega Tombaccini – perché io e il mio team non avevamo mai realizzato un museo. Naturalmente speravamo di aggiungere questo tassello alla nostra esperienza di professionisti, perciò abbiamo cercato di documentarci al meglio. Abbiamo quindi realizzato il nostro progetto, introducendo l’idea della videoproiezione, dal momento che sapevamo di avere a disposizione alcuni filmati realizzati dalla Cooperativa. Sapevamo anche che i visitatori del museo sarebbero stati clienti di Cooperativa Ceramica d’Imola, provenienti anche dall’estero, con a disposizione circa un’ora per visitare l’intero museo. Per questo, abbiamo ritenuto necessario puntare a trasmettere tutte le informazioni possibili in maniera coerente e organizzata; realizzando delle videoproiezioni sulle pareti ritenevamo di poter centrare questo obiettivo.» 


Una suggestiva immagine notturna dello stabile che dal 1922 accoglie la Cooperativa Ceramica d’Imola. Appare chiaro come, in questo lavoro di recupero, la volontà di conservare l’esistente e la ricerca di soluzioni moderne siano andate di pari passo.

La soluzione: realizzare una videoproiezione per valorizzare la struttura esistente 

Per riuscire nell’intento, era necessaria l’esperienza di professionisti del settore. Il passaparola in questo caso ha portato la Cooperativa a rivolgersi ad Audio Quality, realtà nata una trentina d’anni fa e che si è saputa evolvere insieme alle esigenze del mercato, come ci racconta il titolare – e fondatore – Marcello Cané: «Trent’anni fa siamo partiti dal settore car audio, per poi arrivare all’home cinema, quindi ai sistemi di controllo, e infine alla domotica e all’integrazione di sistemi, con sale conferenze e digital signage. Ma la nostra evoluzione non è finita: di recente abbiamo infatti cambiato sede, realizzando uno showroom più grande, dedicato al mondo della casa, che siamo in grado di gestire a 360°: dalla rete audio-video, al sistema di controllo alla videosorveglianza. A questo si aggiunge il nostro core business: sale cinema e audio in generale». Tutte competenze, queste accumulate da Audio Quality, che sono estremamente sfruttabili in un mondo che vede il museale attingere spunti e tecnologie dalle soluzioni Home Cinema, nonché dalla cura del dettaglio tipico del mercato residenziale.

A Cané chiediamo come si è svolto il confronto con la committenza e quanto la sua azienda l’abbia guidata nella scelta dei prodotti per la videoproiezione da installare. «Con la Cooperativa e Studioarchdesign ci siamo incontrati più volte e abbiamo fatto diverse prove con i videoproiettori Epson per capire quale sarebbe stato il risultato all’interno delle sale. Lo stabile nel quale intervenire ha quattro piani e la richiesta era di realizzare videoproiezioni sulle pareti degli ultimi due, senza installare schermi. In alcuni casi si trattava di muri verniciati, in altri di pareti in mattone.

Abbiamo installato quattro videoproiettori al primo e due al terzo piano, questi ultimi in configurazione edge blending per produrre un’unica grande immagine. Il modello è sempre lo stesso, il nuovo Epson EB-PU2216U da 16.000 lumen», che rispetto alla precedente serie aumenta le performance a diversi livelli:  il peso si è ridotto del 50%, l’ingombro del 73% e il consumo del 30%.

Se il proiettore è sempre lo stesso, cambiano invece le ottiche. «Al piano terzo – prosegue Cané  – abbiamo optato per non installare il proiettore a soffitto, trovandoci in un ambiente antico come il sottotetto dello stabile, preferendo una soluzione a vista ma integrata al contesto e molto suggestiva [descrizione di seguito – ndr]; poichè quindi non c’era la necessità di avvicinare particolarmente il proiettore alla superficie non era necessaria un’ottica ultra-corta; abbiamo scelto l’ottica corta ELPLU03S, da 0,70:1. Per le quattro sale del primo piano abbiamo invece preferito un’ottica ultra-corta a collo di cigno modello ELPLX02S, che permette di installare il proiettore molto vicino alla parete, così che i fruitori non fossero infastiditi dalla sua presenza, ma allo stesso tempo non proiettassero ombre.»


La grande parete del sottotetto su cui i due proiettori Epson permettono di visualizzare in edge blending un’unica immagine.

Gli ambienti del museo: tra storia e innovazione

Come detto, il museo occupa due dei quattro livelli dello stabile, con l’inizio del percorso al primo piano.

L’esposizione comincia nella sala denominata ‘Gli albori’, che ospita le prime produzioni della Cooperativa. Già qui abbiamo una prima videoproiezione. La seconda sala ospita la sezione ‘Eredità e tradizione’, che fa riferimento alla prima parte del Novecento con vasi, ma anche oggetti di uso quotidiano come tazzine, teiere, piatti e vassoi. Qui si trova il secondo punto di videoproiezione. Subito dopo, il percorso museale prosegue con l’archivio storico e la sala dedicata alla ‘Ricerca e innovazione’, che ospita opere realizzate tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. Il terzo punto dove nuovamente abbiamo immagini videoproiettate si trova nella sala successiva, denominata ‘Verso il nuovo millennio’, dove vengono messi in evidenza i nuovi contatti di Cooperativa Ceramica con il mondo dell’arte e del design. L’ultimo videoproiettore con ottica ultra-corta (che, lo ricordiamo, caratterizza tutta la videoproiezione del primo piano) è infine installato nella sala delle ‘Ceramiche devozionali‘, che fa riferimento a una nicchia della produzione particolarmente apprezzata nel territorio imolese fin dal Seicento.

Marcello Cané ci fornisce qualche dettaglio tecnico: «Le immagini che vengono diffuse nelle sale di questo piano hanno dimensioni importanti: in un caso, parliamo di una base di 8 metri, in altri due di circa 6 metri, a cui si aggiunge la proiezione nella prima sala che, trovandosi in mezzo a due finestre, ha una base inferiore, di 3 metri circa. Abbiamo fatto realizzare dei dock per inserire i proiettori nel controsoffitto, in una botola di chiusura che lascia visibile soltanto l’ottica ultra-corta a collo di cigno».

Cané continua a illustrarci la soluzione passando al secondo livello del museo, inserito nella zona sottotetto dello stabile con la sala ‘Nuove prospettive‘: «Come detto, in questo ambiente molto grande – parliamo di una superficie di circa 200 m2 – abbiamo installato due proiettori con ottica corta che proiettano un’unica immagine in edge blendingsulla parete di fondo. Gli apparecchi sono fissati a delle aste, che abbiamo fatto realizzare da un fabbro in metallo anticato, in modo che si integrassero perfettamente al contesto. Le immagini sono state studiate con attenzione nel formato perché, trattandosi di un sottotetto, era necessario modificarle nella parte spiovente. La base dell’immagine è di ben 18 metri».

Chiediamo quindi a Cané come è stato effettuato il collegamento delle apparecchiature. «I videoproiettori Epson che abbiamo usato per questa installazione sono collegati in HDBaseT, e ognuno è dotato di un player BrightSign. I file delle immagini sono stati caricati in una memory card, ma abbiamo anche insegnato all’utente finale come farlo in autonomia ogni volta che dovesse rendersi necessario.»

Torniamo da Tombaccini per avere anche il suo commento sul risultato dei lavori. «Il nostro obiettivo era prima di tutto attirare l’attenzione del pubblico e rendere stimolante la visita del museo. In ogni sala abbiamo usato le pareti esistenti, introducendo immagini in movimento all’interno di uno spazio di per sé statico. Il risultato che abbiamo ottenuto è moderno, ma con un grande focus sulla ceramica, vera protagonista dell’esposizione.» Nella prima parte, la videoproiezione consente infatti di fare un tuffo nella storicità di questo luogo, per poi scendere sempre più nel dettaglio delle ceramiche prodotte dalla Cooperativa. C’è per esempio la proiezione dell’immagine di un vaso che ruota, un modo per mettere in evidenza tutte le sfumature del prodotto. «È come se le pareti raccontassero quello che hanno vissuto in tutti questi anni», conclude Tombaccini.


Un’immagine di Giuseppe Bucci, proiettata su una parete in mattoni. Cedendo la propria fabbrica agli operai, Bucci diede il la per la creazione della Cooperativa Ceramica d’Imola. Si noti come la videoproiezione valorizzi i mattoni su cui è proiettata l’immagine

Il valore aggiunto del proiettore protagonista di questa installazione

Oltre alle migliorate performance in termini di dimensioni, peso e consumi,  un elemnto di rilievo dell’EB-PU2216 è la tecnologia 4K Enhancement. Con questa tecnologia, sia che si abbiano contenuti 4K che Full HD, è possibile ottenere immagini realistiche straordinarie paragonabili al 4K.

Cané ricordia poi il valore aggiunto di Epson anche su altri fronti: i cinque anni di garanzia sulle macchine, il supporto in fase di progettazione, la disponibilità e la presenza che l’azienda riesce a mettere in campo.


Una delle installazioni al primo piano. In alto si vede l’ottica a collo di cigno, che – unico elemento del proiettore visibile – si inserisce in modo discreto nel contesto rispettando le esigenze estetiche richieste dal museo.

Dallo scetticismo a una grande soddisfazione

Mario Tombaccini si è buttato con entusiasmo nella sfida di realizzare questo museo, ma non nasconde la titubanza iniziale nei riguardi della videoproiezione: «Ammetto di essere stato, in una prima fase, scettico rispetto all’utilizzo dei videoproiettori. Ai miei occhi, era una tecnologia obsoleta, perché la mia esperienza era tutta basata sui videoproiettori a lampada, che dopo un periodo nemmeno troppo lungo vedevano ridursi drasticamente la qualità dell’immagine prodotta. Poi sono stato invitato da Epson a MIR Tech Expo, la fiera di settore che si tiene ogni anno a Rimini, e lì ho potuto riscoprire questa tecnologia, che grazie alle ottiche ultra corte a collo di cigno sviluppate di recente consente di avvicinarsi molto all’immagine senza ‘sporcarla’ con le ombre dei visitatori. Il vantaggio di avere un videoproiettore è anche che, spegnendolo, ‘scompare’, non resta uno schermo che può risultare poco piacevole da vedere». Da qui, un totale cambio di prospettiva: «Ho capito che la videoproiezione poteva essere la chiave di volta per questo progetto, facendo ‘parlare’ i muri e attirando il pubblico in un movimento, una danza, che dura per tutto il percorso espositivo. Il risultato che abbiamo ottenuto in sinergia con il system integrator mi soddisfa appieno».


Al primo piano le ottiche ultra-corte hanno fatto la differenza: il visitatore può muoversi
liberamente senza creare ombre di disturbo all’immagine preservando l’experience

M. Cané


Proprio al system integrator chiediamo una battuta finale su questo progetto da poco concluso. Cané: «Eravamo sicuri della nostra proposta tecnica e siamo fieri di essere riusciti a convincere anche il cliente. Credo ci abbia aiutato la nostra abitudine a lavorare con in mente un progetto, una soluzione, un servizio, in un mondo che cerca soluzioni a basso costo pronte all’uso.

Il nostro nuovo showroom è nato per mostrate questo, e ci vede impegnati nell’organizzazione di eventi rivolti a professionisti di altri settori, per esempio gli architetti e gli interior designer, con i quali ci capita sempre più spesso di condividere progetti».

L’obiettivo: formare sempre più squadre vincenti per creare luoghi bellissimi.



Persone intervistate

Mario Tombaccini,

titolare Studioarchdesign

Marcello Cané,

fondatore e titolare Audio Quality


Link utili

ccimola.com/headquarter | audioquality.it | epson.it

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