Nessuna cattedra, pareti scrivibili e Big Pad Sharp per la condivisione dei contenuti: l’Università degli Studi di Milano presso il Polo Universitario veterinario di Lodi e la nuova sede del Dipartimento di Informatica di Milano, crea aule polifunzionali pensate per una nuova didattica digitale e interattiva.
L’Università degli Studi di Milano (UniMi) è una realtà all’avanguardia nelle più moderne metodologie didattiche. Fondata nel 1923, unico ateneo italiano a far parte della League of European Reasearch Universities, nell’insegnamento ha sempre mantenuto il passo dei tempi e spesso li ha precorsi.
Fondamentale, in questo senso, l’attività del CTU, Centro di servizio per le tecnologie e la didattica universitaria multimediale e a distanza, fondato nel 1975 da Giovanni degli Antoni come primo Centro Televisivo Universitario d’Italia.
Oggi diretto da Daniela Scaccia, il Centro ha avviato nel 2016 un nuovo progetto di innovazione didattica incentrato sul ripensamento delle aule e degli spazi e sull’adozione di tecnologie didattiche digitali all’avanguardia.
Il progetto ha coinvolto la nuova sede del dipartimento di Informatica di Via Celoria 18, a Milano, e la sede del Polo Veterinario di Lodi, in ognuna delle quali è stata realizzata un’aula polifunzionale di concezione totalmente innovativa, sia nell’architettura che nella tecnologia adottata, incentrata sulle funzionalità dei Big Pad Sharp.
Inoltre, nel Dipartimento di Informatica di Milano sono stati installati 30 monitor di grande formato, nelle aule per replicare alle ultime file di sedute le immagini videoproiettate e nei corridoi, come strumenti di digital signage.
Ci raccontano meglio di cosa si tratta, oltre a Daniela Scaccia e Mirko Bove, dell’Università degli Studi di Milano anche i system integrator che hanno seguito il progetto, Andrea Provasi, direttore tecnico di New Side e Gianluca Riva, project engineer di VideoGecom.
In sintesi
Sede: Italia
Aziende coinvolte:Università degli Studi di Milano, New Side, VideoGecom
Tecnologie:Big Pad capacitivi e monitor di grande formato
La sfida: costruire delle aule per la didattica del futuro
Il progetto delle due aule polifunzionali si inserisce a pieno titolo in questo percorso di ripensamento della didattica: «Prima abbiamo ragionato sulle esigenze a cui volevamo rispondessero questi spazi, poi sulla tecnologia per realizzarli e sfruttarli al meglio – dice Daniela Scaccia, che quindi spiega – Non volevamo creare un’aula polifunzionale troppo complessa nel suo utilizzo, col rischio di inibirne o limitarne l’uso, ma uno spazio agile, inteso come strumento facilitativo, adattabile, flessibile e integrato, con volumi personalizzati e personalizzabili; e poiché gli studenti di oggi sono abituati a essere connessi in tempo reale, lo spazio doveva anche riflettere questa loro natura per garantire loro un accesso costante ai materiali e alle risorse utilizzate all’interno dell’aula con una connessione continua alla comunità di apprendimento alla quale appartengono».
L’obiettivo per UniMi era allestire aule polifunzionali dove arredo ed elementi informatici risultassero ‘fusi’ tra loro, luoghi per una didattica di interazione, studiati per mettere gli studenti nelle condizioni di partecipare attivamente alle lezioni e i docenti di svolgere in modo ergonomico – ovvero sfruttando l’interazione tra individui e tecnologie – le proprie attività di insegnamento.
La soluzione: tavoli mobili, pareti scrivibili e Big Pad
Come sono state configurate le due aule polifunzionali?
Tavoli e pareti – Come spiega Daniela Scaccia, nell’aula sparisce completamente la cattedra. Ci sono solo tavoli mobili con ‘sedute aperte’, che consentono cioè agli studenti di scegliere da che parte sedersi.
Le pareti sono in laminato plastico (fórmica), interamente scrivibili, una scelta che può far diventare l’intero spazio un elemento di supporto per una didattica, che favorisce la collaborazione: più gruppi di studenti possono utilizzare ciascuno un pezzo di parete per elaborare autonomamente un contributo da proporre e condividere.
«Sono scelte che rispondono chiaramente alla volontà di superare la didattica frontale tradizionale e invogliare il docente ad avvicinarsi agli studenti», sottolinea Scaccia. «Più che aule, sono veri e propri laboratori senza vincoli strutturali, che si adattano in base all’attività in corso» dice Gianluca Riva.
“ L’obiettivo per UniMi era allestire due aule polifunzionali dove arredo ed elementi informatici risultassero “fusi” tra loro, luoghi per una didattica di interazione – Daniela Scaccia
Big Pad Sharp – I Big Pad di Sharp sono il fulcro tecnologico delle aule polifunzionali, il supporto digitale primario sfruttato per la condivisione dei contenuti durante le lezioni. «Abbiamo scelto i Big Pad di Sharp – spiega Mirko Bove – perché offrono una serie di vantaggi: sono compatibili con tutti i device mobile, e consentono dunque una rapida condivisione dei contenuti che docenti e studenti possono avere su smartphone e tablet, oltre che sui PC. La funzionalità multiboard consente di unire più Big Pad contemporaneamente per formare una superficie di lavoro unica. Il multiboard permette a molti studenti di lavorare contemporaneamente sullo stesso contenuto. I Big Pad Sharp consentono anche, infine, di controllare il proprio PC da remoto e in wireless con una latenza minima e in modo molto piacevole, comandando mouse e tastiera dal touch con una risposta rapida». Come commenta Gianluca Riva: «Le aule polifunzionali sono completamente costruite attorno alle superfici di visualizzazione, che diventano superfici di collaborazione».
Software – Per la gestione dei contenuti digitali sono stati sfruttati i software integrati nei Big Pad per una rapida condivisione di file, documenti, video, immagini tra i Big Pad stessi e i device – smartphone, tablet, pc – presenti nelle aule multimediali. Non è stato quindi necessario installare altri software, che invece l’Università ha adottato per la gestione dei contenuti nelle aule “per la didattica frontale” di recente realizzazione dell’Università (leggi di più nel box della pagina a fianco).
I Big Pad Sharp, fulcro delle aule polifunzionali
«La tecnologia – dice Andrea Provasi – dev’essere abilitante, deve permettere di fare qualcosa che prima non si faceva o di pensare di fare qualcosa che in precedenza nemmeno si riusciva a immaginare».
Una riflessione generale che ricorda come il valore di ogni tecnologia si misura nell’effettivo contributo che concretamente riesce a offrire. Per riuscire in questo, all’abilità degli attori che cooperano per il buon esito di un progetto, va unita la scelta di soluzioni all’altezza della sfida, in grado di offrire funzionalità efficaci e intuitive nell’utilizzo.
“ Siamo soddisfatti dei Big Pad di Sharp per la facilità di utilizzo e per la funzionalità integrata di condivisione wireless dei contenuti da qualsiasi terminale – Mirko Bove
Andrea Provasi spiega perché siano stati proposti, nel caso delle aule polifunzionali, i Big Pad di Sharp: «Conoscevamo la qualità di questi prodotti e abbiamo voluto farli provare ai tecnici dell’Università. Ne sono rimasti conquistati, non solo per il touchscreen, ma per l’efficacia del software suite che ha alcuni focus importanti; per esempio la possibilità di prendere il controllo degli altri device presenti in aula (es. smartphone e tablet), quella che consente di collegare tra loro più Big Pad per lavorare su una superficie digitale più grande, e ancora quella che permette di utilizzare lo schermo stesso per collegare isole di lavoro nelle aule polifunzionali».
Più in generale, i software integrati ai Big Pad abilitano innumerevoli funzioni utili alla didattica: i contenuti possono essere visualizzati dagli studenti sul proprio portatile e possono essere condivisi, si può registrare, trasmettere delle immagini in remoto, visualizzare più contenuti in contemporanea, fare delle annotazioni: quello che una piattaforma dedicata consente di fare nelle aule multimediali dell’Università, i software Sharp lo fanno per quelle polifunzionali. Ricordiamo infine che elemento vincente di questi software, secondo Andrea Provasi, è anche la funzionalità che consente di collegare più università su scala europea (condividendo streaming e contenuti con altri device remoti), fattore fondamentale visto che i gruppi di ricerca sono sovranazionali. Oltre ai 5 Big Pag, sono stati installati anche 30 monitor da 60”, PN-Q601E, nelle aule (per replicare alle ultime file di sedute i contenuti proiettati alle spalle del docente e nei corridoi come strumenti di digital signage.
Un progetto ampio per digitalizzare la didattica, iniziato nel 2016
Le aule polifunzionali non sono un progetto isolato; rappresentano l’ultimo passo di un disegno di cambiamento più ampio che ha visto l’Università degli Studi di Milano impegnata a offrire agli studenti la possibilità di seguire le lezioni e apprendere in modo più efficace, attivo e coinvolgente. In particolare, due sono gli interventi da ricordare nell’ambito del progetto di rinnovamento degli spazi di apprendimento. Il primo è stato finalizzato all’introduzione in alcune aule di un sistema per la registrazione automatica delle lezioni che l’Università ha attivato nel 2016 e che consente ai docenti che fanno lezione di registrare le lezioni stesse in modo autonomo e trasmetterle sia live in streaming che on demand. «Un prezioso aiuto – commenta Andrea Provasi – per gli studenti che devono seguire due lezioni simultanee o per chi non può essere sempre in sede». Come spiega Daniela Scaccia, Direttore, CTU – Centro di Servizio per le Tecnologie e la Didattica Universitaria. Multimediale e a Distanza: «Il CTU, nato come centro televisivo universitario, non poteva più mandare in aula operatori a occuparsi della registrazione e quindi del montaggio della lezione. Sarebbe stato troppo dispendioso. Grazie alla soluzione implementata il docente può fare tutto in autonomia». Il secondo intervento, ricorda Mirko Bove: «ha comportato l’implementazione nelle aule per la didattica frontale di un pannello di controllo per la gestione semplificata di tutta la domotica d’aula e il setting di scenari di lezione, nonchè di piattaforme per la condivisione wireless dei contenuti da qualsiasi terminale mobile (approccio BYOD), elemento che nelle aule polifunzionali non è stato necessario perchè i Big Pad di Sharp dispongono di una funzionalità integrata per la condivisione dei contenuti». Le aule multimediali offrono anche il “room combining”, cioè la possibilità di collegare più aule per assistere simultaneamente alla lezione
Link utili
Persone intervistate
Daniela Scaccia, Direttore del CTU, Università degli Studi di Milano
Mirko Bove, Capo Settore Sistemi hardware e software del CTU Università degli Studi di Milano
Andrea Provasi Direttore Tecnico di New Side
Gianluca Riva, Project Engineer di VideoGecom