L’evento presente alla 15ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ha promosso il rilancio dello storico polo industriale di Porto Marghera: videoproiezioni laser immersive con proiettori NEC.
Volume: SIAV_01_17 – Pagine: da 46 a 51
Ridare a Porto Marghera una nuova vita, un nuovo volto, un nuovo futuro. Questo l’ambizioso progetto messo in scena da UP! Marghera on Stage, un evento del Comune di Venezia. È stato presentato alla 15a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, dal 28 Maggio al 27 Novembre 2016, presso il Padiglione Venezia.
Con una superficie di circa 2mila ettari, Porto Marghera è una delle più grandi aree industriali del Paese, oggi in un momento di forte crisi. Come ha sottolineato anche Giovanna Zabotti di Fondaco, organizzatore della mostra: «L’intento della mostra è stato favorire il rilancio del polo industriale di Porto Marghera dallo stato di abbandono in cui oggi verte. All’interno di un simile obiettivo, diversi studi di architettura sono stati chiamati a immaginare un futuro alternativo dell’area industriale, affrontare discussioni aperte e proporre soluzioni per la riqualificazione dei territori di Porto Marghera».
Se nel contesto per definire la mission si è stabilita una rilevante omogeneità di intenti e scopi, molto più complessa è stata la parte del suo allestimento pratico. Come ci racconta Leonardo Castellani, Project engineer di 3P TECHNOLOGIES, responsabile del progetto tecnico: «La fase realizzativa ha presentato da subito alcune “sfide” interessanti: in primo luogo lo spazio a disposizione nel Padiglione Venezia è insolito, un luogo semicircolare che rendeva impraticabili certi metodi tradizionali di predisposizione museale; in seconda battuta, bisognava legare contenuti molto eterogenei in un unico progetto, mostrando sia i diversi approcci che un unico grande obiettivo comune; infine, il coinvolgimento del pubblico, che avrebbe dovuto respirare effettivamente il “problema”, partecipando attivamente al contesto presentato. In tutto ciò, l’utilizzo della tecnologia ci ha favoriti molto, nel riuscire a tener uniti questi intenti e a dar forma effettiva a questa mostra».
Spazi e contenuti
«La mostra si articolava in uno spazio davvero insolito, una struttura semicircolare– ci racconta Luca Battistella, consigliere delegato all’Innovazione del Comune di Venezia e Coordinatore del Progetto – sulla quale ci si è dovuti adattare in modo creativo e originale. Si è scelto di procedere attraverso un approccio immersivo e multimediale, che desse alla mostra un aspetto coinvolgente per catturare sia l’attenzione del pubblico, sia per vivacizzare il problema di Porto Marghera, portandolo, appunto ‘On Stage’, in scena. Così il padiglione è stato diviso in aree tematiche: una prima dedicata a una mappatura completa dell’area urbana e industriale di Porto Marghera, per avere un colpo d’occhio immediato su tutte le zone interessate da interventi e future pianificazioni di ristrutturazione edilizia; un secondo spazio è stato dedicato ad una collezione fotografica dei luoghi; infine, un’area multimediale dove sono stati collezionati tutti i progetti proposti e presentati dagli architetti coinvolti nell’iniziativa. Un lavoro reso economicamente possibile grazie anche all’impiego di proiettori laser, che non hanno costi di manutenzione; lungo tutto l’arco della mostra abbiamo evitato la frequente sostituzione delle lampade».
La videoproiezione immersiva e multimediale è stata realizzata con undici Nec P502HL: otto per la proiezione in edge blending e 3 per la visualizzazione zenitale su appositi tavoli.
Prosegue Stefano Quarta, che con Stefano Cecchetto ha curato i contenuti multimediali e il concept visivo della Mostra: «È stato molto interessante lavorare in sinergia, mettendo in relazione contenuto, disposizione degli spazi e installazione tecnologica, e notando come tutto ciò riuscisse a restituire un insieme armonico. In particolare, l’area multimediale voleva mettere in risalto tre concetti chiave: cos’è Porto Marghera oggi, sottolineando il degrado e lo stato di abbandono; evidenziare poi alcuni casi virtuosi e d’eccellenza presenti tutt’oggi nell’area industriale – le cosiddette “fiammelle del territorio”; quindi volgere lo sguardo su proposte progettuali nuove, per concedere uno sguardo che potesse innescare meccanismi positivi per rivalutare Porto Marghera. Comunicare con efficacia e immediatezza un tale corpus di messaggi sarebbe stato molto difficile e complesso data la grande vastità di materiali e tematiche a disposizione. C’era quindi il serio rischio di mancare l’obiettivo, di andare ad omettere qualcosa. Così si è deciso di realizzare un’unica installazione, un unico filmato generale che potesse dar voce e riprodurre ordinatamente l’intero gruppo di questioni che si volevano comunicare. Una sorta di sintesi efficace e immediata che desse al visitatore uno sguardo chiaro e puntuale sullo stato delle cose».
La progettazione e l’integrazione tecnica
Ci racconta Leonardo Castellani: «Per dare forma concreta all’intero progetto abbiamo utilizzato una tecnologia che ci permettesse di sfruttare al meglio tutto lo spazio a disposizione, in particolare le due pareti parallele e semicurve presenti nel Padiglione Venezia. Lungo i due archi del semicerchio abbiamo installato due proiezioni, una per parete, composte ciascuna da quattro videoproiettori, per un totale complessivo di otto macchine impiegate, la risoluzione orizzontale di ogni arco è di circa 4milioni di pixel. I proiettori – tutti modello Nec P502 HL Laser da 5000 ANSI lumen – sono stati posizionati in orizzontale per proiettare un filmato in edge blending su una parete curva per una lunghezza di circa 13 metri e un’altezza di 2. Entrambe le proiezioni sono state poi sincronizzate tra loro, con l’obiettivo di trasmettere lo stesso filmato in contemporanea su entrambe le pareti. Per la gestione dei contenuti video è stato utilizzato Watchout: ogni player coordinato dal software si occupava di due videoproiettori, per un totale di quattro player complessivi. Una problematica che ci siamo trovati a dover risolvere, sempre legata alla disposizione degli spazi, è stato il posizionamento dei videoproiettori. Grazie alla versatilità di utilizzo e alle dimensioni compatte dei proiettori Laser NEC, è stato possibile installare delle americane su cui applicare con facilità i proiettori, garantendo così una distanza ottimale dalla parete di circa 3,5 metri e potendo al contempo installare senza problemi ulteriore materiale illuminotecnico per l’esposizione. Oltre agli otto proiettori posti in posizione orizzontale, ne sono stati applicati altri quattro in verticale, orientati verso il basso. Sono stati inseriti per gestire sui tavoli le proiezioni in video mapping, dove sono state esposte ideazioni e progetti degli architetti coinvolti nella mostra. Questi videoproiettori – sempre NEC P502 HL – sono gestiti singolarmente, ognuno tramite un player BrightSign HD22. Il mapping verticale è stato realizzato senza l’utilizzo di specifici software, sagomando le proiezioni manualmente, per fornire una resa più precisa e adattabile alle particolari forme esposte. Naturalmente, anche in questo caso, la compattezza e la possibilità di ruotare con estrema facilità il proiettore, ha permesso una semplice installazione sulle americane, garantendo che tutti i dispositivi potessero essere collocati in uno spazio ridotto, senza interferire tra di loro. Potendo essere installato in posizione verticale, oltre alla classica orizzontale, e ad una qualsiasi angolazione entro un campo verticale di 360°, il proiettore laser NEC ha dimostrato la sua versatilità. Oltre a ciò, vanno ricordati i vantaggi della tecnologia laser, tra cui il non dover più sostenere costi di sostituzione della lampada a incandescenza. Questa particolarità rende molto conveniente l’utilizzo di questa tecnologia, dove l’impiego quotidiano è esteso a numerose ore di funzionamento».
Oltre al video, la mostra è stata completata con l’integrazione dei contenuti audio. Francesco Lopergolo, dello studio Parallelo Multivisione, ha curato e realizzato il contenuto multimediale, compresa la scelta musicale: «Per creare una sensazione coinvolgente, che legasse meglio le immagini tra loro, sono stati posizionati dei diffusori audio per enfatizzare l’effetto immersivo – racconta Francesco Lopergolo. Nella parte in cui si racconta il degrado di Porto Marghera, è stato scelto un sottofondo sonoro cupo, angosciante; per esaltare le aziende che operavano e che operano tutt’ora, sono state selezionate arie più brillanti e vivaci; mentre, per rifarsi ai nuovi progetti di restauro, alle nuove idee, le musiche si contraddistinguono per un ritmo assai più vivace e allegro. In questo modo, integrando con sinergia, contenuti, immagini e audio è stato possibile restituire uno scenario multimediale completo e di impressionante impatto immersivo per i visitatori, oltre che limitare molto l’invasività della tecnologia utilizzata».
Una mostra per vedere lontano
«Interpretando nel modo corretto gli spazi, – dice Stefano Quarta – comprensivi delle loro forme curve, e le tecnologie applicate, la multivisione che ha occupato l’interno del Padiglione Venezia può essere accostata a una sorta di grande abbraccio che tiene uniti il visitatore e il territorio. In tal modo siamo riusciti a generare quello che era il proposito iniziale della mostra, creare cioè un percorso filmico che accompagnasse lo spettatore all’interno di un’esperienza veramente immersiva ed empatica su Porto Marghera, raccontando – anche in occasione del centenario della fondazione del polo industriale che si celebrerà nel 2017 – come si possano ripensare e riutilizzare luoghi destinati ad un sostanziale oblio».
A tal proposito interviene Giovanna Zabotti di Fondaco, coordinatrice della mostra: «È interessante osservare gli strumenti adoperati dai curatori per concedere questo gioco d’immersività totale, non limitato meramente a favorire un entusiastico coinvolgimento interno alla mostra, ma teso a propagarsi anche all’esterno, generando quell’attenzione e quella cura quotidiana per i temi trattati. Per cercare di mettere in relazione la mostra con i luoghi reali, abbiamo pensato a espedienti che dessero la possibilità di entrare e uscire letteralmente dalla mostra. All’interno del Padiglione Venezia una sorta di periscopio ha dato l’opportunità ai visitatori di vedere in tempo reale e dal vivo il polo industriale di Porto Marghera, grazie a una telecamera posta su un edificio limitrofo. Allo stesso tempo una telecamera interna al Padiglione Venezia, ha permesso di osservare lo svolgersi delle attività da un altro periscopio, posizionato questa volta nel cuore di Porto Marghera. Questo contatto tra la mostra e la realtà è stato pensato per significare un continuo avvicinamento, per proporre un confronto reale e immediato tra le proposte e la realtà dei fatti. Oltre a questo gioco di telecamere, l’idea immersiva è stata ulteriormente rafforzata grazie all’installazione di una webcam online, per riprendere l’interno della mostra 24 ore su 24, consentendo anche all’utente online di interfacciarsi con l’evento. Tutto ciò per rafforzare un’idea di coinvolgimento e di partecipazione corale sullo stato attuale di Porto Marghera».
Coinvolgere, partecipare, sensibilizzare
«L’utilizzo della tecnologia è stato fondamentale per mettere e tenere in contatto, con un unico messaggio chiaro e semplice, una molteplicità di intenti e progetti– conclude Giovanna Zabotti – garantendo un effetto comunicativo immediato ed efficace, promuovendo e sensibilizzando l’attenzione pubblica su quello che è un tema di profonda attualità. Coinvolgere con naturalezza, facendo risaltare quella parte emozionale, indispensabile per far muovere le volontà, per far partecipare le persone ad un progetto comune. Così la tecnologia ha permesso di definire Up! Marghera on Stage come una sorta di passeggiata informale in cui le persone venivano coinvolte in una narrazione avvolgente».
Creare movimento, partecipazione per vivacizzare il dibattito e le iniziative: è anche questo il pensiero di Luca Battistella: «La mostra può essere davvero pensata come un percorso esplorativo interattivo nel quale i visitatori si muovono liberamente, al di là di quelle che possono essere le imposizioni delle mostre classiche. Possiamo ormai dire che questo metodo è risultato decisamente efficace nel catturare l’attenzione del pubblico: abbiamo registrato un afflusso mensile di circa 10.000 persone. Anche da un punto di vista istituzionale la mostra ha suscitato l’interessamento di personalità, come Renzo Piano e il Ministro Dario Franceschini, i quali si sono trovati a soffermarsi a lungo sulle tematiche proposte dalla mostra».
Si ringraziano per la collaborazione:
Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
www.labiennale.org/it/architettura
Fondaco srl
www.fondacovenezia.org
Comune di Venezia
www.comune.venezia.it
3P TECHNOLOGIES Srl
www.trepi.it
NEC Display Solutions
www.nec-display-solutions.com